Conferenza LiFE 2020 – Abstract

Angelo Iermano
Università della Basilicata (Italia)

Eroi del paesaggio urbano: Roma in Lo chiamavano Jeeg Robot

Ciò che mi propongo di indagare in questa proposta di intervento è il rapporto tra città e supereroe nel film Lo chiamavano Jeeg Robot (2015) di Gabriele Mainetti. La metropoli è spesso stata il luogo privilegiato per le avventure dei supereroi. La città è il luogo che crea i presupposti per la loro venuta al mondo e delimita, inoltre, il campo delle loro imprese. È impossibile, infatti, pensare a Batman, Superman o Spiderman senza immediatamente collocarli nei relativi contesti urbani, siano essi fittizi (Gotham, Metropolis) o reali (New York). L’ambiente cittadino è un’appendice dell’eroe stesso, funzionale tanto alla sua origine quanto alle azioni che è chiamato a intraprendere. 
Similmente, il Jeeg Robot di Mainetti stabilisce un rapporto simbiotico con la città di Roma e il suo percorso di formazione eroica passa attraverso luoghi iconici ben precisi. Innanzitutto, la Roma presentata nel film è afflitta dal caos e dalle tensioni sociali, una realtà distopica (ma ancora  realistica) molto fertile per la nascita di un supereroe. Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria) acquisirà i suoi superpoteri dopo essersi immerso nel Tevere per sfuggire alla polizia, pertanto possiamo dire che è il fiume stesso a rigenerarlo come supereroe. Il quartiere di origine del protagonista è Tor Bella Monaca, una delle zone più povere e degradate della capitale. Enzo, da emarginato e riluttante alla chiamata all’avventura, riesce poco a poco a conquistare il centro della sua città, dapprima guadagnandosi dei murales celebrativi sui muri del suo quartiere (che lo percepisce come un Robin Hood locale) e successivamente arrivando anche al centro della città, dopo lo scontro finale allo Stadio Olimpico contro Fabio (Luca Marinelli), criminale psicopatico e narcisista originario del suo stesso quartiere e divenuto sua nemesi gemellare dopo essersi immerso, anche lui, nel Tevere. Nella ripresa finale, che riprende quella iniziale, una veduta aerea del centro di Roma è accompagnata da delle anonime voci fuori campo che commentano l’ultima impresa dell’eroe, una delle quali sostiene che meriterebbe una piazza. La ripresa si conclude su Enzo che, solo, in cima al Colosseo, si infila la maschera di Jeeg Robot per la prima volta. L’eroe della periferia ha conquistato il centro della città, e da eroe di quartiere è divenuto eroe di tutti. Ha acquisito la centralità dell’Urbe, e può finalmente mascherarsi, indossare (nel senso proprio di mettersi addosso) il ruolo dell’eroe e farsi carico delle responsabilità che ciò comporta. Il riferimento alla piazza che l’eroe meriterebbe e il gesto di auto-incoronazione che avviene in cima all’edificio storico più iconico di Roma sanno di celebrazione monumentale. Enzo è finalmente divenuto l’eroe dal cuore puro che Alessia (Ilenia Pastorelli) sognava diventasse, l’eroe che veglia sulla città dalla vetta del suo monumento più importante. Pertanto Jeeg Robot è un eroe che dimostra di avere un rapporto simbiotico con la città che riesce ad andare oltre il modello americano poiché permette di leggere, attraverso i luoghi e gli edifici della città, l’evoluzione del personaggio stesso e il compimento del suo percorso eroico.


Angelo Iermano è dottorando in Storia del Cinema presso l’Università degli Studi della Basilicata con un progetto di ricerca sulla figura dell’eroe all’interno del cinema italiano. La sua ricerca è incentrata sullo studio della commedia, del comico e sulle teorie del riso. Ha recentemente pubblicato la monografia La scienza e il comico: la comicità di “The Big Bang Theory” alla luce delle teorie del riso (Sinestesie, 2017).