Chiara Simonigh
Università di Torino (Italia)
Paesaggio, estetica, complessità. Un’ipotesi di ricerca
Il paesaggio è espressione sensibile della condivisione del tempo e dello spazio tra gli esseri umani e le altre entità della natura. Dall’Antropocene, l’ambiente porta i segni dei molteplici modi attraverso cui l’essere umano ha pensato se stesso e si è messo in relazione con l’universo. Il paesaggio, quindi, può essere considerato come la testimonianza dello stato di salute o sofferenza del sistema Terra, dalla prospettiva di ciò che Gregory Bateson ha definito con l’espressione “healthy ecology”.
L’ipotesi di ricerca che intendo esplorare emerge dalla considerazione dell’esperienza estetica del paesaggio nell’immagine audiovisiva come processo di comprensione e conoscenza sensibile, contenente un potenziale di cambiamento largamente inespresso, che implica il pieno dispiegamento della soggettività.
La ragione di ciò risiede nel fatto che l’esperienza estetica del paesaggio cinematografico si fonda su un transfert tra essere umano ed entità del cosmo, in cui queste ultime sono percepite analogicamente come soggetti, e non osservate come oggetti da una razionalità distaccata e strumentale.
La comprensione del sensibile originata dall’esperienza estetica del paesaggio cinematografico, in linea di principio, ma certamente non in modo automatico e neppure im-mediatamente, potrebbe favorire il radicamento e la maggiore affermazione del paradigma cosmocentrico, a partire da una relazione di analogia e reciprocità bioantropologica. In questa relazione, la cura della Terra e degli esseri viventi può essere compresa non tanto come un obbligo imposto, o autoimposto, ma piuttosto come un’esperienza di maggiore consapevolezza, che può ricongiungere in modo equilibrato vita e prosperità del proprio sé con quelle degli altri.
L’esperienza ecologico-estetica dell’immagine cinematografica del paesaggio può, infatti, portare al transfert tra homo e cosmo e, attraverso questo, a una comprensione dell’umano come parte integrante della Terra.
Chiara Simonigh è Professore Associato di Teoria dei Media e Cultura Visiva presso l’Università degli Studi di Torino. Le sue ricerche riguardano principalmente la connessione tra la filosofia della complessità e l’estetica dei media audiovisivi, e si concentrano sui processi di comprensione e interpretazione dell’immagine, nonché sulle relative implicazioni per l’ecologia estetica e l’inclusione sociale. Tra i suoi libri, Il sistema audiovisivo. Estetica e complessità, Meltemi 2020 (in corso di stampa); L’immagine-spettacolo, Bonanno 2011; Il cinema, il corpo e l’anima, Le Mani 2008; (con L. Termine) Lo spettacolo cinematografico. Teorie ed estetica, UTET, 2003. Ha curato i seguenti lavori di Edgar Morin, Le cinéma, un art de la complexité (con M. Peyrière), Nouveau Monde, Parigi 2018; Il cinema o l’uomo immaginario, Raffaello Cortina, 2016.