Conferenza LiFE 2020 – Abstract

Manuela Gieri
Università della Basilicata (Italia)

Verso Sud: per una nuova ecologia dello sguardo

Sin dalla sua unificazione, la storia del nostro Paese è stata segnata da una dolorosa ricerca di identità, e il cinema italiano è stato ed è ancora al servizio di un viaggio così estenuante, poiché è stato immediatamente concepito «come forma di espressione vicina alla vita e ad essa strettamente intrecciata » (De Gaetano, 2018, 9). All’indomani della seconda guerra mondiale, come segno della sua modernità, il cinema italiano ha rinunciato all’azione a favore di personaggi vagabondi e visionari il cui sguardo ha tuttavia prodotto una rappresentazione del Paese spesso pittoresca, e per lo più artificiosa, scegliendo talvolta la la forma della commedia parodistica, altre volte quella melodrammatico-realistica. Dalla fine degli anni ’80 all’inizio degli anni ’90, però, dopo il crollo del muro di Berlino e la fine della Prima Repubblica, le cose sono cambiate, e il cinema italiano ha cercato di guardare la realtà con uno sguardo nuovo e più ‘ecologico’, non più informato dalla logica binaria che per decenni ha prodotto sterili giustapposizioni dicotomiche: uomo contro donna, centro contro periferia, nord contro sud e così via. La nuova cinematografia italiana sembra aver preso coscienza del fatto che nell’era dei simulacri, nel tempo dell’inesorabile sostituzione della cosa con l’immagine e del trionfo assoluto della finzione sulla vita stessa (Baudrillard, 1981; Semeraro, 2006), è imperativo rinegoziare le nozioni stesse di nazione, di casa, di appartenenza, e questo è possibile solo riscoprendo e riutilizzando lo “scarto”, quello che era stato nascosto e/o espulso dal quadro. Passando da Il ladro di bambini (1992) di Gianni Amelio a Favolacce (2020) dei fratelli D’Innocenzo, il presente paper indagherà i modi in cui negli ultimi trent’anni il cinema italiano ha cercato di rinegoziare e riscrivere le nozioni stesse di Sud e periferia, cercando una nuova “ecologia dello sguardo” capace di trovare nell’impurità e nell’imperfezione la sua vicinanza alla realtà, e quindi una nuova chiarezza.


Manuela Gieri è Professore Associato di Cinema, fotografia e televisione presso l’Università degli Studi della Basilicata. Ha insegnato Italiano e Cinema all’Università della California, Davis, nel 1988-89 e dal 1989 al 2007 all’Università di Toronto. Nel 2002-2003 è stata Visiting Associate Professor presso l’Università di Roma Tor Vergata, con un progetto di ricerca sulla radio popolare italiana e sulla cultura cinematografica nel ventennio 1920-1940. Nell’estate 1990 e 2016 è stata Visiting Professor al Middlebury College Graduate Summer Program. Ha pubblicato numerosi articoli su riviste scientifiche, ha curato volumi sul cinema e sul teatro italiano. I suoi principali interessi di ricerca sono la storia del cinema italiano e mondiale, Federico Fellini, Luigi Pirandello, la scrittura femminile italiana contemporanea e la nuova storiografia. Tra i suoi lavori, meritano una menzione speciale La Strada: Federico Fellini, Director (Rutgers, 1990), Contemporary Italian Filmmaking: Strategies of Subversion (University of Toronto Press, 1995), Cinema. Dalle origini allo studio system (1895-1945) (Carocci, 2009). Attualmente sta completando il secondo volume della sua storia del cinema e ha avviato un lavoro di ricerca sulla rappresentazione dei personaggi maschili nel cinema italiano.